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Anno 2001: il lusso di vivere a
 
Lollove. 6/1/2001.
Tziu Bobore e Tzia Caterina non sanno ancora di essere stati dei privilegiati. Seduti agli angoli del grande camino che domina la piccola stanza, osservano in silenzio, quasi con gratitudine, i ciocchi ardenti di olivastro che li proteggono dal freddo inverno.
Attraverso le larghe fessure delle finestre ormai vecchie, il vento gelido penetra per circolare liberamente nella stanza fumosa, modestamente arredata con l'essenziale.
La casa è interamente costruita in granito, grandi conci squadrati che oggi costerebbero un occhio della testa, ma Tziu Bobore e Tzia Caterina non ne hanno la consapevolezza.
La stanza fumosa fa anche da cucina, però c'è un bel bagno con lavandino e tazza igienica, e perfino la camera da letto.
E Tziu Bobore e Tzia Caterina, accovacciati accanto al fuoco, ricordano, ciascuno per conto proprio, i tempi passati, forse non felici ma perlomeno un poco più comodi. Quando erano dei privilegiati.
Quando c'era l'acqua corrente, e bastava aprire il rubinetto per vederla sgorgare, torbida e puzzolente quanto si vuole, ma dentro casa; e per l'orto. C'era quel Govossai o Frogheri, non ricordano Tziu Bobore e Tzia Caterina: ma quante maledizioni gli avevano mandato. Eppure oggi lo coccolerebbero come un nipotino.
Erano gli anni delle Privatizzazioni. "Privato è bello" dicevano tutti, si ricorda Tzia Caterina. Ma lei non era convinta; le ricordava troppo il "Donna è bello" dei tempi in cui si rompeva la schiena a lavare le scale dalla mattina alla sera, per quattro lire e nessuna soddisfazione. "Privato è bello" le sembrava un' altra fregatura. Una volta la settimana c'era pure l'acqua calda, quando Tzia Caterina accendeva lo scaldabagno, perché sempre in funzione costava troppo, e i soldi erano quelli che erano. Poi anche lì ... Ma quanto costava tenere la luce elettrica a Lollove, dove abitavano trenta persone e neppure a tempo pieno?
Beh, avevano fatto un po' di conti, a Roma e a Milano, ed era venuto fuori che lì, a Lollove, la luce costava troppo poco. Calcoli complicati, Tzia Caterina non si ricorda più tutte quelle formule, Tziu Bobore dopo averle lette si era presa una bella sbronza e non ci aveva pensato oltre.
Da allora, per qualche tempo avevano tenuto la corrente, ma, aumentata com'era, presto avevano dovuto rinunciare. Intimità a lume di candela. Lo scoppiettio del fuoco distrae Tziu Bobore e Tzia Caterina dai propri pensieri, dal ricordo di quando avevano ancora il telefono. Un bellissimo cellulare regalato loro dai figli, che vivevano tutti lontano, in città; avevano fatto una colletta e grandi sacrifici, i nove figli, per acquistare il cellulare, e Tzia Caterina aveva impiegato sei mesi per capire come comporre il numero. Tutta fatica inutile: il ripetitore era stato trasferito in un' altra zona e il cellulare da un giorno all'altro era diventato un soprammobile, un oggetto inutile del museo di Lollove.
Ma forse il peggio era stato la soppressione del servizio di trasporti, pensa Tziu Bobore, abituato com' era a prendere il pulmino per andare in città a trovare gli amici, e qualche volta anche i parenti. Ma dalla città a Lollove il servizio era un ramo secco, e i rami secchi andavano tagliati. Tziu Bobore, vecchio contadino, su questo era d'accordo: quando mai non si tagliavano i rami secchi? Pazienza per rimanere bloccati a Lollove, ma sostenere che i rami secchi non andavano tagliati, .sarebbe stato, per Tziu Bobore, come dire che il mondo girava al contrario. E poi c'erano i conti a dimostrare che era proprio così, che così era necessario fare. C'era un sindaco con un nome strano, allora, Cartaleoni forse, non ricordava bene Tziu Bobore, forse per gli scherzi della memoria, forse perché di quegli anni c'era poco da ricordare. Ma certo non era colpa sua.
Per la posta era stato meno doloroso. Chi mai gli scriveva? E se anche qualcuno gli avesse scritto, non sapeva leggere. C'era il problema della pensione... Ma, gli avevano detto, quella poteva, per comodità sua, farsela accreditare in banca.
Per fortuna erano sani, finora almeno. Altrimenti forse non avrebbero retto alla "razionalizzazione dei servizi", così si chiamava. Questa razionalizzazione voleva dire che da un certo momento in poi ogni cosa che riguardava la salute si doveva pagare salata; però si poteva scegliere: volendo, se fosse stato necessario, Tziu Bobore e Tzia Caterina avrebbero potuto optare per una clinica privata, compatibilmente col budget familiare. Avrebbero quindi potuto far fronte con una certa tranquillità ad un raffreddore non troppo violento. Così era.
E il fuoco va.

Lollove, 6/1/1997.
Forse non tutte le privatizzazioni sono necessarie. Forse non tutte sono opportune. Forse non tutte produrranno effettivi benefici. Forse non esiste ancora, in Italia, un sistema economico che abbia assimilato la cultura della privatizzazione (vedi assicurazioni, prodotti petroliferi, ...). Forse, oltre i soliti grandi gruppi, non abbiamo neppure un solido sistema economico svincolato dall' assistenzialismo. Forse è bene procedere a piccoli passi, senza accreditare al privato capacità gestionali che finora raramente ha dato prova di avere, ricorrendo anzi spesso alla stampella statale. Forse servizi essenziali, che hanno peraltro dimostrato di poter essere attivi e pubblici al tempo stesso, è bene che mantengano la caratteristica di servizio. Forse è bene che la gente capisca che per l'ovvia logica del giusto profitto, nessun privato gestirà mai linee di trasporti per Lollove o Perdasdefogu, destinate ad essere passive, salvo che non rientri dalla finestra, con gli interessi, quell' intervento pubblico che oggi si vorrebbe far uscire dalla porta.
Eppure si procede a grandi passi verso privatizzazioni che, se possono avere un senso per le aziende specificamente destinate alla produzione industriale, non lo hanno invece per i comparti che riguardano i servizi: trasporti, poste, elettricità, telefoni, pensioni, acqua, e, perché no, televisione.
Forse i problemi dello spopolamento e dell' impoverimento delle Zone interne passeranno, in tempi molto prossimi, anche attraverso la frettolosa svendita di aziende di servizi già produttive o potenzialmente produttive. Forse i Sindaci, alcuni dei quali hanno già preso forti iniziative in favore dei centri dell' interno, potrebbero far sentire la loro autorevole voce.
NUMERO /1
Anno 1997, n. 1
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