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Cronaca di una fine annunciata
 
Non mi è facile parlare dell’esperienza politica di questi ultimi mesi, forse qualunque bilancio abbisognerebbe di maggior distacco che in questo momento non ho. Voglio comunque tentare una ricostruzione dell’accaduto.
Ho appoggiato da subito la candidatura di Renato Soru alla presidenza della Regione Sardegna perché, come tanti, ho ritenuto necessario uno scossone al sistema autoreferenziale dei partiti che, per proteggere rendite di posizione, hanno smesso di svolgere l’irrinunciabile ruolo di interpretare e dare soluzione politica ai bisogni emergenti dalla società.
La straordinaria partecipazione dei cittadini a tutte le iniziative promosse da Renato Soru e l’entusiasmo suscitato dal suo programma mi convincevano della necessità di contribuire alla rinascita della politica.
Pensavo che, una volta eletto Presidente della Regione Sardegna, avesse necessità di contare su un movimento forte ed organizzato per sostenere l’attuazione del programma che, presumevo, sarebbe stato osteggiato da quella parte dei partiti tradizionali che non accettavano di perdere una parte del loro potere.
Speravo comunque che dopo lo scossone elettorale la parte sana dei partiti avesse il coraggio e la forza di avviare il necessario processo di rinnovamento interno.
Dopo le elezioni, paradossalmente, benché in Regione fosse iniziato un percorso virtuoso di impegno legislativo ed amministrativo, teso all’attuazione del programma elettorale e alla riduzione drastica del sistema parassitario, a livello locale non cambiava niente. Anzi, sembrava quasi che il risultato elettorale innescasse un processo di accentuazione delle vecchie pecche.
Il cambiamento interno ai partiti non riusciva a decollare e nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un indecoroso spettacolo di accuse e risse tutte interne alla coalizione di centro sinistra che governa il comune di Nuoro.
I cittadini alla prima occasione, costituita dalle elezioni regionali, hanno manifestato il loro dissenso verso le amministrazioni di Nuoro e Provincia dando il loro voto ai candidati di Progetto Sardegna anziché ai candidati dei partiti tradizionali.
A Nuoro la lista di Progetto Sardegna ha avuto un esito straordinario facendo diventare il movimento la prima forza politica della città.
Il significato del voto è chiaro: alle elezioni regionali il centro sinistra ha vinto grazie al risultato ottenuto dalla lista di Progetto Sardegna, nonostante i partiti tradizionali, soprattutto i partiti maggiori che governano la città e la provincia, abbiano perso consensi. Se le amministrazioni locali avessero riscosso il gradimento degli elettori questi avrebbero votato Renato Soru quale candidato Presidente e uno dei candidati nelle liste dei partiti della coalizione di centro sinistra. Il voto ai candidati di Progetto Sardegna ha assunto un chiaro significato di sfiducia nei confronti degli attuali amministratori.
Questa analisi, confortata dai numeri, ed il rapporto con i cittadini instaurato durante la campagna elettorale ci spingevano a proseguire la battaglia politica a livello locale e a dare voce al movimento che intorno a noi si andava formando spontaneamente.
All’inizio non è stato facile superare diffidenze e differenze esistenti tra le diverse anime dell’Associazione. Ma pian piano ha prevalso la voglia di spendersi per un progetto di rinnovamento condiviso dalla stragrande maggioranza dei partecipanti.
Le diffidenze sono state superate grazie all’onestà intellettuale che ha contraddistinto i referenti delle diverse sensibilità presenti e si è creato un rapporto importante e fruttuoso dei componenti il movimento che, nonostante le diverse culture, le storie, i diversi percorsi personali, hanno saputo trovare l’unità attraverso il rispetto delle ragioni dell’altro per la realizzazione di un progetto comune per il bene della città e del territorio, da cui erano estranei interessi personali o di gruppo.
Nel frattempo si costituiva a Cagliari l’Associazione Federativa Progetto Sardegna di cui fanno parte l’originaria Associazione Progetto Sardegna, la Rete dei Movimenti, Democrazia Federale e i Repubblicani europei. A Nuoro ed in Provincia, in linea col percorso fatto fino a quel momento, anziché nominare un unico coordinatore, si preferiva costituire un comitato di coordinamento, con la partecipazione delle diverse sensibilità, le cui riunioni erano sempre aperte a tutti coloro che volevano parteciparvi. Il coordinamento eleggeva al suo interno una delegazione che curasse i rapporti con i partiti di coalizione di centro sinistra per le elezioni amministrative.
Nell’Associazione Federativa a livello regionale, nonostante il parere contrario di Renato Soru, la volontà di presentare liste di Progetto Sardegna nelle competizioni amministrative di maggio era pressoché unanime, tanto da indurre l’Associazione stessa a studiare e presentare il nuovo simbolo per le otto province.
Naturalmente la situazione della città e della Provincia di Nuoro, essendo le uniche governate dal centro sinistra, si presentava molto più complessa rispetto ad altre realtà dove era prioritario l’intento di battere la destra.
A Nuoro, sulla base dell’analisi del voto del giugno 2004 e della volontà degli appartenenti e simpatizzanti di Progetto Sardegna espressa in numerose affollatissime assemblee con la costituzione di un comitato elettorale, si poneva il problema della discontinuità e dell’innovazione anche nei metodi di scelta dei candidati alla carica di sindaco e di presidente della provincia. Veniva avanzata la proposta di elezioni primarie quale metodo di partecipazione democratica dei cittadini alla indicazione delle figure apicali. La proposta veniva condivisa da altri partiti del centro sinistra (Margherita, PdCI, SDI – SU) ma fortemente osteggiata dai Democratici di Sinistra e dagli altri partiti minori.
Di fatto la tattica adottata dai partiti che non volevano le primarie, accettata dalla Margherita e subita da noi, lasciava trascorrere inutilmente il tempo così da rendere impossibile la loro organizzazione.
Progetto Sardegna, che nel frattempo aveva eletto in una affollatissima assemblea il candidato sindaco alle primarie, elaborava il proprio programma per il governo della città. Pur nella consapevolezza che i partiti del centro sinistra, nessuno escluso, rifiutavano di prendere in considerazione metodi alternativi e più democratici per la scelta delle persone a cui affidare il governo della città e del territorio, noi di Progetto Sardegna ci sentivamo impegnati a portare fino alla fine all’interno della coalizione i necessari elementi di rinnovamento e discontinuità, senza mai avanzare pretese di cariche per le donne e gli uomini del movimento.
Ci veniva ribadito che l’uso del manuale cencelli costituiva l’unico metodo democratico per la spartizione dei posti di potere e che se non accettavamo tali logiche eravamo fuori dalla coalizione. All’interno di Progetto Sardegna Nuorese il dibattito sul che fare è sempre stato vivace benché dalla stragrande maggioranza dei partecipanti venisse rimarcata la necessità di rispondere positivamente alle richieste dei cittadini che ci chiedevano di esserci come alternativa, interna al centro sinistra, all’attuale governo della città e del territorio.
Secondo il mio punto di vista, ma sarà opportuna anche una riflessione collettiva, abbiamo sbagliato a non presentare da subito il nostro programma ed il nostro candidato sindaco agli elettori, costruendo una lista su questa prospettiva, senza tentennamenti.
Siamo stati frenati da diversi fattori: dal livello regionale, in nome dell’unità e della “ragion di stato” arrivavano segnali forti perché non abbandonassimo il tavolo delle trattative e non rompessimo la coalizione di centro sinistra, a livello locale, benché fossimo consapevoli dell’inutilità della nostra presenza al tavolo delle trattative, avevamo il timore di eliminare ogni possibilità di dialogo se avessimo presentato il nostro programma ed il nostro candidato dichiarando apertamente la costituzione di una lista civica.
In realtà la nostra attenzione e la nostra disponibilità a lavorare per un percorso diverso, senza rompere con i partiti della coalizione, è risultata funzionale a questi ultimi e ha logorato noi ed i nostri sostenitori. Di fatto le nostre esitazioni hanno favorito coloro che avevano terrore della presenza di una nostra lista e di un candidato sindaco alternativo in questa competizione elettorale, e noi siamo stati costretti a cedere alla “ragion di stato” marcando la nostra assenza nella competizione elettorale per le prossime amministrative. Dati i presupposti non potevamo accettare di presentare una lista che concorresse all’elezione di un sindaco imposto con arroganza in dispregio dei forti segnali di contestazione che arrivavano dai cittadini, con un percorso che nega tutti i valori posti a fondamento della nostra azione.
Per queste ragioni non abbiamo partecipato, salvo qualcuno che lo ha fatto a livello personale, neppure alla formazione della lista per le provinciali.
Non c’è dubbio che l’assenza di Progetto Sardegna dalla prossima competizione elettorale è una sconfitta per la città che ci chiedeva di proseguire a livello locale la battaglia per il rinnovamento della politica e della classe dirigente.
Ma c’è di più, decidendo di non dare ai cittadini l’alternativa che ci chiedevano, abbiamo frustrato, spero solo temporaneamente, la loro voglia di partecipazione alla vita politica della città e del territorio.
Personalmente, benché sappia che non è dipeso solo da noi, sento la responsabilità di questa scelta, che spero non si riveli del tutto sbagliata, perché mi sembra di aver tradito la fiducia che mi avevano accordato gli elettori del giugno 2004 con i quali mi scuso per non aver saputo fare di più e di meglio.
NUMERO /1
Anno 2005, n. 1
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