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1° TAPPA: Monte Arcosu
 
Si immagini un luogo dove non esistono né televisione né stereo, e i cellulari non ricevono ...
Si immagini una foresta infinita, nella quale si può camminare ore, ore, decine di ore senza riuscire a vederne mai la fine... Una foresta che riporta alla mente i magnifici documentari realizzati in chissà che lontano paradiso terrestre...
Si immagini un silenzio fatto di bramiti, cinguettii, un lontano grido di caccia del falco pellegrino... un silenzio dal quale l’uomo di oggi fugge perché troppo difficile da ascoltare...
Si immagini una famiglia, una famiglia dove l’unico obbligo imposto sia il rispetto reciproco; durante la giornata tutti vanno in giro, ma la sera... dopo cena ci si riunisce tutti assieme fuori a parlare e chiacchierare di argomenti e fatti che fanno ridere, che fanno piangere, che fanno sognare, che fanno riflettere, ma soprattutto che fanno crescere...
Si immagini...
Questo e altro si trova a Monte Arcosu.
Monte Arcosu è un’immensa foresta di 3.600 ha in provincia di Cagliari che nel 1986 il proprietario mise in vendita; viste le preziose specie animali in pericolo d’estinzione, e considerando il fatto che la zona era abitualmente frequentata da bracconieri senza scrupoli, non si poteva correre il rischio che finisse nella mani sbagliate.
Così è sceso in campo il Wwf Italia, cercando di raccogliere la somma necessaria (pari a circa 600 milioni) per acquistare quel magnifico patrimonio naturalistico. La riserva di Monte Arcosu rappresenta oggi una tappa obbligata per gli amanti della natura; ogni anno infatti, in occasione della festa delle Oasi del Wwf, i visitatori sono diverse migliaia. Migliaia di persone accolte dai ragazzi della cooperativa “Il Caprifoglio”, che si occupano dell’educazione ambientale, dell’accoglienza, del servizio guida, dell’organizzazione dei campi e dei censimenti (tel. 070/ 968714).
La foresta è un habitat perfetto per tantissimi selvatici di Sardegna, dei quali darò solo un microscopico assaggio. Il resto, se interessa, si potrà scoprire da soli, anche (perché no?) direttamente sul campo.
Nel fitto sottobosco si nasconde l’invisibile gatto selvatico sardo (Felis silvestris lybica var. sarda), un felino difficilissimo da osservare per la sua riservatezza; è in corso un approfondito studio su di esso per tentare di sapere di più sulla sua vita.
È da sottolineare il fatto che è una sottospecie del suo cugino europeo, differendo da esso per le minori dimensioni e per la presenza di un ciuffo di peli al di sopra dei padiglioni auricolari. C’è poi quello che in sardo viene chiamato “sa crapola”, il daino (Dama dama); a Monte Arcosu vive in recinto perché la sua reintroduzione in natura comporterebbe uno squilibrio nell’ecosistema, essendo un competitore alimentare del cervo. In Sardegna quest’animale è stato braccato fino a portarlo all’estinzione prima che si potesse stabilire con certezza se avesse o no qualche differenza con il daino continentale.
Gli animali che certamente non corrono pericolo d’estinzione, né all’Oasi né nell’isola, sono i cinghiali. A M. Arcosu è sconsigliato, infatti, lasciare zaini incustoditi, perché i nostri amici, cercando cibo, “rubano” di nascosto le borse per poi frugarle in tutta tranquillità in mezzo al bosco!
Se si parla di cinghiali... non si può non parlare di Lella. È stata portata nell’Oasi Wwf dopo aver vissuto in un appartamento per buona parte della sua giovinezza. Il padrone di casa se n’è liberato... dopo essersi accorto che la sua simpatica bestiolina gli aveva mangiato i divani del salotto!
Poi ci sono i rapaci, i veri e propri “signori dell’aria”; è abbastanza frequente osservarli nella zona attorno alla foresteria “Sa canna”. Le maestose aquile, l’elusivo astore, l’acrobatico pellegrino, la tranquilla poiana... sono tutti fieri selvatici il cui volo si segue col fiato sospeso, cercando di godere ogni secondo dello spettacolo a cui, a volte, permettono d’assistere. Mi è caro accennare al grifone.
Era presente in questi luoghi. L’ultimo esemplare è stato trovato ferito e non si è potuto far altro che continuare a farlo sopravvivere in una spaziosa voliera. Lo considero il re degli uccelli rapaci, lo “spirito alato” per eccellenza; è un peccato che Monte Arcosu sia privata del suo improvviso apparire, del suo volare indifferente e del suo veloce scomparire.
E tu, spettatore, ti sorprendi a scrutare il cielo, alla ricerca della sua inconfondibile sagoma... Làstima! Ma il vero re della foresta è lui, il cervo sardo.
È un animale che rischiava l’estinzione, con appena qualche centinaia di esemplari. Per cercare di stabilire quanti individui siano presenti nella riserva, si effettua un censimento durante il periodo degli amori (settembre); l’ultimo ne ha contato poco meno di mille.
Sentire il bramito, nelle magiche notti di luna piena a Monte Arcosu, è un’esperienza unica. È un verso profondo, gutturale, che fa quasi impressione... Quando poi si pensa che il cervo, appena 30 anni fa, rischiava di scomparire per sempre, si apprezza ancora di più lo straordinario incontro. La sgradita figura del bracconiere è sempre presente, pur avendo meno libertà rispetto a prima, grazie al costante controllo delle guardie. Alcune cifre: nei primi mesi dell’86 sono stato trovati circa 16.000 lacci d’acciaio, trappole mortali per cervi, cinghiali, volpi, martore, che qualcuno sistema nei passaggi solitamente percorsi da questi animali.
Appena si arriva in foresteria si può notare il cosiddetto “albero della vergogna”: un tronco ai cui rami sono stati appesi i lacci trovati (bruciandoli, per renderli inutilizzabili). E ci si sorprende di vederne centinaia e centinaia...
Mirta è la cerva mascotte dell’Oasi. È stata trovata anni fa accanto alla madre morta (e lei stessa rischiava di essere mangiata viva da un “branco” di cani). È stata amorevolmente adottata da una capretta che le offriva il suo latte; alla porzione venivano poi aggiunti sostanziosi biberon del prezioso alimento, dati dalle guardie!
Ora passeggia tranquilla vicino alla foresteria, accompagnata dal suo nuovo nato; mangia dalle mani le foglie verdi e tenere che le vengono offerte e accetta volentieri affettuose carezze.
Si spera, ovviamente, che Mirta sia l’ultimo degli “orfani” della Riserva!
* * * Se questo mio articolo incuriosirà abbastanza qualcuno da far si che vada di persona all’Oasi Wwf di Monte Arcosu, potrò affermare con soddisfazione di aver raggiunto il mio scopo!
NUMERO /2
Anno 2001, n. 2
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