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Molta politica poco Etica
 
Di certo non tutti coloro che di questi tempi occupano, a diversi livelli, postazioni di derivazione politica, sono mossi esclusivamente o prevalentemente da motivazioni materiali più che ideali.
È però probabile che molti siano o diventino via via sensibili a indennità, gadget, gettoni, sconti, etc., fino a trasformare l’attività pubblica in un mezzo per conquistarsi una vita più agiata.
È questo il retaggio degli anni del craxismo che non siamo riusciti a scrollarci di dosso, e si capisce perché.
In quegli anni è stato codificato e accettato che chi si impegna in politica non commette alcunché di disdicevole se mette da parte per sé e famiglia una parte di danaro pubblico.
Purtroppo (per chi scrive) tale principio è diventato sacro per la destra, per il centro e per la sinistra: peggio, ciò che ieri si faceva di nascosto, oggi è stato spesso codificato in legge o in costume.
Pare che siamo rimasti in pochi a pensarla in questa maniera (ne è una riprova la scarsa affluenza di gente comune alla riunione, tenutasi recentemente alla Satta, sull’aumento degli emolumenti ad assessori e Consiglieri comunali nuoresi), ma questo non vuol dire che l’argomento non sia valido: le grandi rivoluzioni sono come le valanghe, più vanno avanti e più diventano grandi. Il problema non è naturalmente lo stipendio e l’indennità di Consiglieri e Assessori comunali, è che oggi l’idea stessa di far politica (si dice così) a qualsiasi livello è accompagnata dal cartellino del prezzo.
Che sia amministratore di un ente o di un consorzio, amministratore comunale o provinciale, onorevole regionale o nazionale, siamo tutti più informati e interessati di quanto si va a prendere al Govossai o all’ISRE piuttosto che di quello che un amministratore va a fare al Govossai o all’ISRE e se lo fa bene; e perché lo fa.
Di chi arriva a ricoprire certi incarichi, si dice che si è sistemato. La gara che si scatena ad ogni scadenza elettorale o di rinnovo di nomine in enti e consorzi assomiglia sempre più a rissa da fiere per il controllo del territorio, sempre meno al disinteressato mettersi al servizio della comunità. Anzi, quest’ultima cosa è diventata patetica, come pure chi la ricorda. Il posto da onorevole, da amministratore, è diventato uno status symbol: poco importa se chi ci ambisce non è spesso all’altezza, tanto …, sono tutti posti di alta rimunerazione e nessuna responsabilità.
E allora, non tanto per un discorso di risparmio (anche, però), ma soprattutto per capire chi è veramente motivato da altruismo, vorremmo unirci a chi ha intrapreso l’iniziativa di discutere sugli aumenti agli amministratori comunali ed allargarla, proponendo di abolire tutte le prebende (in enti, consorzi, amministrazioni, …) sostituendole, perché se non ci deve guadagnare non ci si deve rimettere con congrui rimborsi spese; e punto.
Siamo disponibili a lanciare un referendum o una proposta di legge, con chi sta. Scusate il qualunquismo e buona pace ai rampanti.
Parco Grazia Deledda: zibaldone di letteratura, occupazione, politica (?) e altro
Capita a tutti di provare avversione per una iniziativa, al di là della sua validità, se a proporla è gente del luogo (nemo propheta in patria), indipendentemente dal fatto che vi sia un’antipatia in essere, o che esistano motivi di attrito, inimicizia, rancore.
Tale evenienza è particolarmente comune nei piccoli centri, e Nuoro, tutto sommato risponde a questa caratteristica.
Noi sardi, poi, e peggio se barbaricini, siamo particolarmente severi con i nostri consanguinei, fino a ricorrere, se funzionale allo scopo, alla falsa verità, che talvolta può assumere tutte le caratteristiche della calunnia. Ma non calunnia per calunniare tout court la persona: falsa verità per colpire insieme l’iniziativa e la persona.
Caduta la prima, la seconda può tornare, serenamente, al suo preesistente status senza che nessuno più la disturbi. Ho detto noi perché chi scrive sa di non essere esente da questo difetto geneticamente radicato, che solo l’attenzione e la ragione, se messe in campo, riescono a vincere.
Esiste, per la verità, un termine che ben definisce questa campionatura di atteggiamenti, assimilabile a sparare sui lampioni, distruggere le aiuole, sradicare i cartelli stradali: tafazzismo.
Il richiamo è per l’omino raffigurato sulle gloriose, obsolete, 50 lire; il quale, con posa plastica e senza alcun timore o reticenza, si dà una sana martellata sulle palle.
Solo, non sappiamo per far dispetto a chi e perché.
Questo prologo, noioso, serve però a cercare di capire perché un progetto validissimo come quello del Parco Letterario Grazia Deledda abbia trovato un’accoglienza che, per restare nel campo delle similitudini, può essere assimilabile al tafazzismo, anche se alcuni aspetti ricordano la pratica del muretto a secco.
Nel mese di luglio del 1998 l’allora Assessora alla Cultura, professoressa Nerina Fiori, venuta a conoscenza in extremis dell’opportunità, riuscì a inserire Nuoro nel gruppo di Comuni che già si erano attivati per partecipare al concorso bandito dalla I. G. (Imprenditorialità Giovanile) unitamente alla Fondazione Ippolito Nievo e al T.C.I. (Touring Club Italiano), con fondi messi a disposizione dalla C.E.E..
Fu chiesto, e moralmente imposto, alla Consulta delle Associazioni Culturali di Nuoro, di accollarsi la parte più rilevante del lavoro, concernente l’impostazione e l’elaborazione del progetto.
L’elaborazione del progetto, nelle sue varie fasi, portò via circa un anno e mezzo e vide il coinvolgimento di diverse Associazioni Culturali e del Gruppo Giovani Industriali.
Sarebbe forse giusto fare nomi e cognomi delle persone fisiche che più si adoperarono, con sacrificio personale, alla realizzazione dell’idea, ma è un aspetto che qui non è trattabile per questioni di spazio e di tema, e che troverà certamente posto altrove.
Il progetto, per aver titolo a concorrere, doveva delineare la creazione di un Parco Letterario, legato al territorio da una personalità del mondo della Letteratura, e doveva rappresentare in modo inconfutabile le possibilità di sopravvivenza economica e di mantenimento di occupazione giovanile oltre la spendita del consistente contributo di avvio (allora, 3 miliardi).
Il lavoro così elaborato concorse con altri 238 progetti, venne giudicato ufficiosamente il primo, ufficialmente primo a pari merito con altri due. Dei 238 progetti ne vennero premiati solo 17.
Dopo nove mesi il progetto venne finanziato, e quindi passava alla fase realizzativa, con rigidi tempi di attuazione stabiliti dalla I G istitutrice del premio. Venne da sé che qualcuno doveva pur coordinarlo.
Siamo ormai nei primi mesi del 2000, col Comune capofila, Nuoro, commissariato e con una struttura amministrativa che si trova ad accollarsi, necessariamente, anche scelte di carattere politico.
Sulla base del progetto vincente, vengono attivate le gare, secondo le procedure stabilite dalla legge: naturalmente, al di là delle chiacchiere che per la verità sono state molte, chi riteneva e ritiene che le cose non si siano svolte in maniera lineare aveva e ha tutti gli strumenti per chiedere maggior chiarezza, nelle sedi opportune.
Andiamo avanti. L’Assemblea dei Sindaci dei Comuni partecipanti stabilì quindi, serenamente e liberamente, di nominare un pool di tre persone, pur non dando gli strumenti esecutivi per un pieno svolgimento delle funzioni di coordinamento e di controllo.
Il Comune capofila non ha più il Commissario, ma làtita; si dirà poi che era pausa di riflessione. Malgrado ciò, buona parte delle attività promosse trova applicazione concreta, e pure si attivano tante iniziative studiate e realizzate con professionalità e sacrificio in tutte le Sedi del Parco. Ma, come Tafazzi vuole, il Parco non decolla: perché non farsi del male?
***
L’estate del 2000 è passata inutilmente, e stupidamente è andata sprecata l’occasione di lanciare il Parco e utilizzare le sue potenzialità per dare un ritorno economico, particolarmente in termini, così tanto spesso enunciati in ciance, di occupazione giovanile. Nel frattempo, è trascorso anche l’autunno. Poi l’Inverno.
E mentre il Parco Letterario della Calabria si presenta a Milano e Parigi, il gemello Parco Letterario Grazia Deledda langue nell’insipienza.
Sarà la classica impasse. Poco importa se per il vuoto propositivo il treno del Parco va nel frattempo a schiantarsi contro un solido muro di gomma, pur essendo stato già speso oltre un miliardo e pur essendovi disponibili ulteriori fondi, che rischiano tutti di essere perduti insieme all’occasione, nonostante le ripetute ottimistiche comunicazioni dell’Amministrazione.
(L’Associazione Culturale Nuoro Oggi ha realizzato la Guida, la Mappa e il Depliant del Parco)
Attivismo
Ci sarebbe piaciuto commentare l’operosità dell’amministrazione comunale, discuterle criticamente, condividere le scelte condivisibili. Siamo costretti a rinviare l’attività per mancanza dell’oggetto.
NUMERO /1
Anno 2001, n. 1
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